Big Pharma: tutta la verità

Big Pharma

Big Pharma era il cartello che riuniva in sé tutte le più grandi multinazionali del farmaco, ovvero la potentissima lobby che deteneva il monopolio delle cure sulla nostra salute.

Sommando i fatturati delle prime cinque aziende farmaceutiche si aveva una cifra superiore al prodotto interno lordo della Spagna. Nell’ordine: Johnson & Johnson, Pfizer, Roche Holding, Novartis e Merk.

Erano proprio le malattie che affliggevano la popolazione, soprattutto quelle più terribili a costituire la fonte dei suoi guadagni. Più grande era la sofferenza, maggiore il guadagno. Per Big Pharma le malattie croniche rappresentavano una vera manna dal cielo.

Per le multinazionali produrre un farmaco a basso costo che fosse realmente efficace in modo definitivo non si rivelava mai un buon investimento. Il massimo profitto lo realizzavano vendendo medicine che presentavano molti effetti collaterali (migliorando una patologia creandone altre nello stesso tempo) e pochi (o nessuno) benefici reali.

Tutti i prodotti naturali non brevettabili che possedevano eccellenti proprietà terapeutiche senza avere al contempo pericolose controindicazioni non divenivano mai oggetto di studio ed erano, anzi, annoverabili come i peggiori nemici dell’industria farmaceutica.

Jacky Law: Big Pharma controlla la nostra salute

Ha scritto la giornalista d’inchiesta Jacky Law (colei che coniò il termine “Big Pharma”):

«Malattie cardiovascolari, cancro e altre patologie, forse avrebbero potuto essere prevenute e largamente eliminate molto tempo fa. La morte prematura di milioni di persone non è il risultato di una coincidenza o di una negligenza. È stato organizzato deliberatamente e sistematicamente a beneficio dell’industria farmaceutica e dei suoi investitori, con l’unico scopo di espandere un mercato globale di droga da migliaia di miliardi di dollari. L’ambito di mercato dell’industria farmaceutica è il corpo umano, e il rendimento del capitale investito dipende dalla continuazione e dall’espansione delle malattie. I suoi benefici dipendono dalla brevettabilità dei medicinali, il che rende questo settore il più redditizio sul pianeta Terra. Tuttavia, la prevenzione e l’eliminazione di qualsiasi malattia riduce drasticamente o elimina completamente i mercati dei farmaci. Di conseguenza, le compagnie farmaceutiche hanno sistematicamente ostacolato la prevenzione e l’eradicazione delle malattie».

Per regnare indisturbate sulla vita e sulla morte di sette miliardi e mezzo di persone Big Pharma aveva messo in campo il più ricco e potente esercito di lobbisti del pianeta. Miliardi di dollari che ogni anno fluivano dalle case farmaceutiche alla ricerca, alle università, al mondo dell’informazione, a quello della politica. Finanziamenti a pioggia a quasi tutte le campagne elettorali per un seggio alla Camera o al Senato degli Stati Uniti che avevano permesso a Big Pharma di influenzare la creazione delle leggi, il costo dei farmaci e il loro utilizzo, il modo in cui i farmaci venivano approvati.

«La riforma del sistema sanitario voluta da Obama è stata in buona parte scritta direttamente da Big Pharma»,

dichiarò al momento della promulgazione di Obamacare una fonte interna alla Casa Bianca al “New York Times”.

Big Pharma, EMA e OMS

Big Pharma aveva staccato assegni a più di due terzi dei membri in carica del Congresso. Molto denaro era anche finito ai Democratici moderati e al Comitato senatorio nazionale repubblicano. Pfizer era stata la più attiva, poi Amgen, Merck, Gilead Sciences e AstraZeneca.

La lobby delle case farmaceutiche era così potente da controllare perfino l’Agenzia europea del farmaco. Così come l’Oms.

La maggior parte del bilancio dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) era coperto dai contributi versati dalle case farmaceutiche per l’esame delle richieste d’autorizzazione al commercio dei nuovi medicinali.

«La giurisdizione dell’industria sull’Ema è uno dei più grandi conflitti di interessi che si possano immaginare. In questo modo, l’industria regola l’autorizzazione dei suoi stessi prodotti»,

si poteva leggere sul “British Medical Journal”.

Poi c’erano i medici e i ricercatori. Coloro che mandavano avanti l’intera macchina della sanità mondiale.
Si legge in un rapporto del 2020 del Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri:

«La formazione dei medici è oggi finanziata soprattutto da Big Pharma e spesso ai convegni il medico “esperto”, pagato dall’industria per fare una presentazione scientifica, veicola messaggi favorevoli ai prodotti di chi paga per organizzare il convegno. La formazione medica dovrebbe essere invece pagata dalle istituzioni per evitare condizionamenti. Stessa cosa succede per i convegni scientifici delle associazioni mediche, finanziati con i contributi delle multinazionali farmaceutiche che pagano per i simposi satelliti e si fanno carico delle spese di iscrizione, viaggio e pernottamento dei medici. Oggi perfino le associazioni dei malati sono supportate dall’industria dei farmaci».

Per Big Pharma non era sufficiente corrompere il medico di turno, convincendolo a suon di doni a prescrivere la molecola ics o la molecola ipsilon, la lobby del farmaco era alla costante ricerca di personaggi noti e influenti (i cosiddetti “influencer”) in grado di condizionare le scelte dei loro colleghi.

Big Pharma e i conflitti nascosti

In un documento della commissione Sanità del Senato italiano si può leggere la dichiarazione, in forma anonima, di un alto funzionario di una casa farmaceutica:

«Ci sono i consulenti, gli opinion leader, i testimonial, poi c’è la vergogna più grande, quella dei ghost writer. Si tratta di medici o ricercatori pagati dall’industria per stilare un lavoro scientifico che sarà poi sottoposto a una rivista scientifica importante. Il lavoro non sarà firmato da loro, perché lo dovrà fare quello che viene chiamato “guest author”: il barone noto al mondo accademico, che non ha scritto il protocollo della ricerca, non ha partecipato alla raccolta dei dati e all’elaborazione e spesso non ne sa proprio nulla in merito, ma alla fine per fama e soldi lo firma spacciandosi per il vero autore. Un meccanismo perverso e pericoloso. Perché così facendo di fatto è l’industria a decidere le future figure apicali in campo medico, coloro che dirigeranno le strutture complesse di ospedali e università. E poi saranno questi personaggi, una volta arrivati in cima, a favorire i prodotti delle stesse industrie e a favorire le politiche sanitarie desiderate da Big Pharma».

Uno studio della rivista “Science” dal titolo “Conflitti nascosti” ha spiegato:

«Oltre la metà dei consulenti indipendenti che ha il compito di rivedere e valutare i farmaci per la Fda (l’agenzia governativa statunitense che supervisiona farmaci, alimenti e droghe) ha ricevuto finanziamenti dall’industria farmaceutica».

In alcuni casi anche milioni di dollari donati sotto varie forme ai singoli medici o ricercatori.

«Il problema non riguarda solo imprese e ricercatori, ma il sistema: istituzioni finanziatrici, laboratori, riviste specialistiche, ordini professionali e così via»,

ha scritto “Le Scienze”.

Conferenzieri e opinion leader

Nel 2013 “Scientific American” raccontò dell’ascesa di un oscuro ricercatore scozzese, Robert Lindsay.

Partito negli anni Ottanta da una piccola istituzione sotto-finanziata, egli divenne in poco più di un decennio un nome di riferimento internazionale nel campo dell’osteoporosi. Richiesto da quasi tutte le aziende farmaceutiche del settore perché la sua opinione faceva vendere.

Poi, nel 2002 fu coinvolto in un caso di ghostwriting. Pubblicò sulla rivista “Jama” un articolo sui benefici di “Tempro” nelle donne in menopausa, anche se in realtà lo studio era stato in gran parte condotto da DesignWrite, una profit company di ricerca clinica su incarico dell’azienda farmaceutica Wyeth.

Nell’articolo, Linsday si limitò a ringraziare Karen Mittelman, in realtà autrice dell’articolo, senza menzionare i legami con la Wyeth.

Nel 2008 Lindsay scrisse per la “National Osteoporosis Foundation” una guida alla terapia dell’osteoporosi, soffermandosi su un farmaco, il teriparatide, senza dichiarare i suoi trascorsi con l’azienda produttrice.

Ancora, nel 2009, pubblicò una ricerca sulla prestigiosa “Osteoporosis International”, dove ringraziava per l’assistenza colei che invece era l’autrice dell’articolo, interamente finanziato da Pfizer.

Nel 2009 e nel 2010 ricevette da Eli Lilly più di centoventimila dollari come conferenziere e opinion leader.

Negli anni successivi chiese e ottenne ingenti finanziamenti dal National Institute of Health senza citare, alla voce conflitto di interessi, gli onorari ricevuti dalle case farmaceutiche.

Jerome Kassirer, ex direttore del prestigioso “New England Journal of Medicine”, ora docente alla Tufts University di Boston:

«Ogni volta che un medico ha una relazione di tipo economico con un’azienda, si tratti di ricevere omaggi o di partecipare a un viaggio, si crea inevitabilmente un pregiudizio favorevole nei confronti di quest’ultima. Inevitabilmente le aziende promuovono i farmaci più nuovi e costosi. Che non sono necessariamente i più efficaci. O non sono i farmaci di prima scelta per quel disturbo. Non solo i danni per la salute sono inevitabili con questo sistema di regali-riconoscenze. Inevitabile è anche l’aggravio dei costi che pesano sul servizio sanitario nazionale. Se i medici prescrivono troppi farmaci, e le aziende continuano a promuovere i prodotti più nuovi e più costosi, alla fine ci saranno pazienti privati delle terapie di cui hanno bisogno. Pensiamo ai medici che partecipano a congressi o simposi e ascoltano la conferenza di uno specialista pagato dall’industria, spesso in presenza dei rappresentanti dell’industria stessa. La vasta platea dei medici non ha sempre gli strumenti per capire quando si tratta di interventi sbilanciati a favore della terapia proposta dall’azienda promotrice».

Ha scritto Arnold Seymour Relman, ex professore di medicina a Harvard ed ex redattore capo del “New England Medical Journal”:

«La professione medica viene comprata dall’industria farmaceutica, non solo in termini di pratica medica, ma anche in termini di insegnamento e ricerca. Le istituzioni accademiche stanno diventando gli agenti pagati dall’industria farmaceutica. Penso che sia vergognoso».

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Tratto dal libro Biolab: la guerra del futuro passa attraverso l’Ucraina e l’Italia, di Franco Fracassi.

Per l’acquisto del libro scrivere all’indirizzo email: francofracassi1@gmail.com