BlackRock, Vanguard e State Street: chi c’è sopra la potentissima industria del farmaco?
In un mondo capitalista le grandi società (tutte) sono quotate in Borsa, sono in balia del Mercato.
Chiunque può comprarne le azioni. Lo fanno di certo tanti piccoli risparmiatori. Ma coloro che contano sono solo coloro che riescono a possedere i pacchetti azionari più consistenti. Non importa avere più del cinquanta per cento. È sufficiente essere il primo tra gli azionisti. O comunque essere tra i primi.
Andando a vedere i principali azionisti delle dieci più potenti case farmaceutiche balza subito agli occhi uno schema ripetitivo. Tutte, ma proprio tutte, annoverano tra i propri azionisti due fondi d’investimento, BlackRock e Vanguard: Pfizer (Vanguard e BlackRock insieme sono principali azionisti con il 15,5 per cento), Novartis (Vanguard), Merk (Vanguard e BlackRock primi con il 20,87), Bayer (BlackRock), GlaxoSmithKline (Vanguard), Johnson & Johnson (Vanguard e BlackRock primi con il 10,57), Sanofi (BlackRock), Hoffman-La Roche (Vanguard e BlackRock), Astra Zeneca (Vanguard), Abbott Laboratories (Vanguard e BlackRock primi con il 18,43).
Molte di queste sono società che producevano vaccini. Alcune sono aziende che avrebbero prodotto vaccini anti Sars-Cov-2, come Pfizer, Johnson & Johnson e Astra Zeneca. Lista a cui vanno aggiunte Moderna (Vanguard e BlackRock primi con il 13,66) e Biontech (Vanguard e BlackRock).
Ma se si consideriamo solamente le aziende legate a EcoHealth Alliance e agli esperimenti di guadagno di funzione Vanguard e BlackRock sono le principali azioniste sia di Johnson & Johnson che di Gilead Sciences. Unica eccezione la tedesca Boehringer Ingelheim.
Insomma, c’è uno schema. Come se la grande finanza di Wall Street fosse la terza gamba della vicenda Wuhan, insieme agli Stati Uniti e alla Cina.
Vanguard e BlackRock non sono due aziende qualsiasi
Con un patrimonio da gestire di quasi diecimila miliardi di dollari, BlackRock è fra i primi azionisti di colossi come Google, Apple o Chevron, ma anche (come si è visto) di alcune delle più grandi case farmaceutiche planetarie: Glaxo, Novartis, Baxter, Eli Lilly, Merck, Abbott, Bristol Myers Squibb, Celgene, Monsanto, Gilead Sciences, Johnson & Johnson e così via.
Poi ci sono le aziende che producevano tessuto soffiato. Sei delle prime nove al mondo. E i tre principali produttori di mascherine, il primo dei quali è la cinese Byd, acronimo di «Build Your Dreams» («costruisci i tuoi sogni»). Anch’essa sotto il controllo della Pietra Nera.
Nata nel 1988, BlackRock si è trasformata presto in un vero e proprio labirinto societario. Secondo “Yahoo Finanza”, il maggiore azionista (21,7 per cento) fino al luglio 2020 è stata la Pnc, antica banca di Pittsburgh, quinta per dimensioni negli Usa ma poco nota, di proprietà della Norges Bank (la banca centrale di Norvegia), e Wellington Management Co., fondo d’investimenti di Boston, con duemila e cento investitori istituzionali in cinquanta Paesi e asset per 869 miliardi di dollari.
Ma c’è anche dell’altro, che rende BlackRock qualcosa di unico.
BlackRock appartiene anche a State Street Corporation, Fmr-Fidelity e Vanguard Group, a loro volta gli unici investitori istituzionali di Pnc. Ciascuna è tra le principali azioniste delle altre due (tre se si considera anche Fmr-Fidelity). Come ciascuna ha i propri uomini nei consigli d’amministrazione delle altre due.
Insomma, tre immense società una proprietaria dell’altra. Tre aziende in grado di muovere oltre venticinquemila miliardi di euro. Un quarto della ricchezza prodotta in un anno da tutti i Paesi del mondo messi insieme.
BlackRock, Vanguard e State Street sono una e trine, sono Dio
Anche perché, sempre loro (BlackRock, Pnc, State Street Corporation, Fmr-Fidelity e Vanguard Group) si ritrovano con varie quote fra gli azionisti delle principali banche: non solo Jp- Morgan, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo, ma anche le banche d’affari come Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of Ny Mellon, Deutsche Bank e ancora e ancora.
In più sono entrate nel capitale delle due maggiori agenzie di rating, Standard & Poor’s (5,44 per cento) e Moody’s (6,6 per cento), ottenendo la possibilità di influire sulla determinazione di titoli sovrani, azioni e obbligazioni private, incidendo così su prezzo e valore delle attività acquistate o vendute. Operano, quindi, anche nell’analisi del rischio, vendendo «soluzioni informatiche» per la gestione di dati economici e finanziari, ed elaborano dati che «incorporano anche pesanti elementi politici».
Analizzando le relazioni tra quarantatremila società multinazionali si identifica un gruppo relativamente piccolo di società, principalmente banche e fondi d’investimento con un potere sproporzionato sull’economia globale. Un piccolissimo gruppo in grado di controllare tutto.
Restringendo il campo si possono elencare solo quattro colossi: BlackRock, State Street Corp, Fmr-Fidelity e The Vanguard Group. I nomi delle famiglie dietro Pnc e la Triade sono protetti dai paradisi fiscali delle Isole Cayman, a Monaco o dal domicilio legale delle società scudo nel Liechtenstein. Una rete in cui le aziende sono sempre le stesse. Ma non figura mai il nome di una famiglia.
Le sovrapposizioni e gli incroci azionari sono intricatissimi
Ma alla fine questi gruppi appaiono dietro ogni multinazionale. Li si ritrova tra gli azionisti di Alcoa, Apple, Altria, Aig, AT&T, Boeing, Caterpillar, Coca-Cola, DuPont, General Motors, Hewlett Packard, Honeywell, Intel, Johnson&Johnson, McDonald’s, Merck, 3M, Gsk, Pfizer, United Technologies, Verizon, Wal-Mart, Monsanto, Time Warner, Walt Disney, Viacom, Rupert Murdoch’s News, Cbs, Nbc Universal, Facebook, Amazon, Google, Microsoft, solo per citare le società più note.
Sono anche tra i tre maggiori finanziatori al mondo di produttori di armi nucleari, i principali azionisti di almeno il novanta per cento delle prime cinquecento società quotate a Wall Street e, secondo uno studio dell’Università di Amsterdam, possiedono oltre il cinque per cento dell’azionariato di ben quattromila quattrocento società quotate in tutto il mondo.
Come lo sono (azioniste) anche dei grandi centri di ricerca e delle industrie che producono dispositivi di protezione medica individuale, come le mascherine, o quelle che producevano respiratori medici.
Il risvolto interessante è che se l’azionariato è il medesimo dietro a tutte le multinazionali, significa che la competizione e la concorrenza commerciale non esistono.
Visto che gestiscono denaro proveniente da tutto il mondo, che sia un fondo statale del Kuwait, una cassa pensioni tedesca o un’assicurazione australiana, la possibilità di poter disporre di tanti dati da più di vent’anni gli permettono di avere uno sguardo d’insieme sulle condizioni in cui versa il mondo della finanza, e non solo.
Per di più producono informazioni proprie, creando reti di persone chiamate «super hub», che ormai rap- presentano uno snodo cruciale per l’economia.
Sono come il wi-fi, invisibili ma sempre presenti
BlackRock e le altre due investono per fare profitto. Non gli interessa se i loro investimenti provocano conflitti armati o alimentano guerre. La Triade investe anche in aziende che contribuiscono a distruggere la natura.
In un documento interno del 2018 di BlackRock si poteva leggere:
«Decidiamo contro la direzione se l’azienda non reagisce o se non sembra agire nell’interesse dei suoi azionisti».
In modo indiretto ammetteva di influire sulle aziende quando le attività non procedevano come si era pensato all’inizio. Nonostante il fondatore di BlackRock, Larry Fink, sbandierasse in continuazione ai quattro venti di agire sempre in maniera etica, rispettando i Paesi in cui investiva e anche le aziende.
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Tratto dal libro Biolab: la guerra del futuro passa attraverso l’Ucraina e l’Italia, di Franco Fracassi.
Per l’acquisto del libro scrivere all’indirizzo email: francofracassi1@gmail.com
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